L' autofocus

Autofocus passivo


In un autofocus passivo, la distanza del soggetto da fotografare viene determinata analizzando al computer l'immagine ricevuta. Le lenti vengono mosse avanti ed indietro e le immagini ricevute vengono valutate fino a trovare quella con il soggetto perfettamente a fuoco.

Il lavoro principale in questo tipo di autofocus viene svolto da un sensore CCD (Charge-coupled Device) che fornisce al microprocessore i dati di input utili per analizzare il contrasto nell'immagine inquadrata . In effetti non viene elaborata tutta l'immagine ma solamente una piccola striscia di circa 200 pixels, che nelle immagini seguenti viene evidenziata in rosso.

  
Un immagine non perfettamente a fuoco. Nel rettangolo rosso è possibile
notare come il contrasto tra i colori sia debole.

Il microprocessore riceve i valori di luce dei pixel e controlla le differenze di intensità tra i vari colori. Più l'immagine è a fuoco e più il contrasto è elevato. Muovendo la lente avanti ed indietro e controllando ogni volta le differenze tra i colori, il processore riesce a stabilire la regolazione migliore.

  
L'immagine precedente perfettamente a fuco. Nel rettangolo rosso
stavolta è possibile notare la differenza di tra i colori.

Il pregio principale di questo tipo di Autofocus è che funziona a prescindere dalla distanza del soggetto visto che lavora sui dati che vede e non su raggi o onde che deve inviare e ricevere.

I difetti sono legati invece al fatto che per valutare un buon fuoco, il microprocessore ha bisogno di osservare un cambio di contrasto tra i colori del soggetto che si sta inquadrando. Se ad esempio il soggetto ha un colore uniforme (ad esempio un muro bianco), per il chip sarà pressocchè impossibile trovare un contrasto tra i colori e quindi un valido fuoco da applicare.