Il P2P

Note Legali

Riportiamo alcune note legali sulle applicazioni P2P, cercando di inquadrare meglio il problema della legalità di queste applicazioni. 
Facciamo una premessa: le applicazioni P2P non sono nate con l'intento di far scaricare materiale coperto da copyright, ossia permettere ad utenti di accedere a film o file musicali in maniera completamente gratuita. Sarebbe certamente gradevole immaginare che sia così, ma purtroppo le cose sono ben lontane da questo. 

Scaricare materiale coperto dal diritto di autore è assolutamente illegale.

Le applicazioni P2P sono sviluppate con l'unico intento di permettere la condivisione di file personali allo scopo di rendere facile la comunciazione tra due o più utenti fisicamente lontani. Potete pensare ad esse come un primo concetto Social Network di Files Sharing: inizialmente infatti esse erano utilizzate principalmente per permettere alle Università o alle Aziende che possedessero filiali fisicamente lontane, di poter scambiare file di dimensioni pittosto contingenti: le case di produzione cinematorgrafica ad esempio le utilizzavano allo scopo di inviare i trailer dei loro film a enti specializzati per la loro diffusione.

Negli Stati Uniti, lo sviluppo e l'incremento di queste applicazioni, che furono rese disponibili online gratuitamente, si è rivelò più veloce e intenso di quanto ci si aspettasse. La diffusione tra gli utenti e la successiva condivisione dei file protetti da copyright divento pressoché inarrestabile. I Governi tentarono di arginare in tutti i modi il fenomeno senza riuscirci. La RIIA (Recording Industry Association of America)  e la MPAA (Motion Picture Association of America) furono i primi due enti governativi a cominciare una battaglia contro Napster, la prima applicazione P2P, e la vinsero con successo. La veloce e conseguente diffusione di tali applicaizoni però sfuggì al controllo dei governi, che si trovarono davanti un fenomeno difficile e complesso da sopprimere. 

In Italia,  la legge che tratta questo argomento è nota come Legge Urbani o Legge sul P2P del 2004, nella quale viene sancita la possibilità di incorrere in sanzioni penali anche per chi fa esclusivamente uso personale di file protetti.
La "Legge Urbani", riportata sinteticamente, è questa:

a) comma 2 dell'articolo 171-ter che prevede il carcere da uno a quattro anni e multa da 2.500 a 15.000 euro per chi "riproduce, duplica, trasmette o diffonde abusivamente, vende o pone altrimenti in commercio, cede a qualsiasi titolo o importa abusivamente oltre cinquanta copie o esemplari di opere tutelate dal diritto d'autore e da diritti connessi".

b) articolo 174-bis legge n. 633/1941 che prevede, oltre alla sanzione penale, anche una sanzione amministrativa pecuniaria pari al doppio del prezzo di mercato dell'opera o del supporto oggetto della violazione, in misura comunque non inferiore a euro 103,00. Se il prezzo non è facilmente determinabile, la violazione è punita con la sanzione amministrativa da euro 103,00 a euro 1032,00. La sanzione amministrativa si applica nella misura stabilita per ogni violazione e per ogni esemplare abusivamente duplicato o riprodotto.

Ad oggi (2013), non risultano accuse o condanne emesse in base a tale legge.