Rimuovere un tatuaggio

La rimozione


Fino a qualche anno fa (prima dell'avvento del laser a scopo chirurgico), c'erano differenti modi per rimuovere un tatuaggio e tutti molto dolorosi. La tecnica più praticata era quella dell'abrasione, ovvero scavare la pelle fino a raggiungere la zona oltre l'epidermide in cui l'inchiostro si era depositato. Rimuovendo l'inchiostro si rimuoveva il tatuaggio.

Oggi fortunatamente grazie al laser è possibile rimuovere un tatuaggio senza perdite di sangue e senza incidere o rovinare l'epidermide. Il tipo di laser usato è conosciuto come Q-Switch, ha una potenza piuttosto elevata ma con una durata brevissima (nell'ordine di pochi nanosecondi).

In questo modo, riesce a penetrare l'epidermide e a raggiungere i pigmenti di inchiostro frammentandoli in parti piccolissime che vengono in breve tempo (qualche settimana) rimosse dal sistema immunitario, cancellando di fatto il tatuaggio.


Il risultato (a destra) di una rimozione

I pigmenti di colore nero (che riescono ad assorbire tutta la lunghezza d'onda del laser) sono quelli che più facilmente vengono rimossi. Altri colori (come il verde o il rosso) devono essere trattati con laser a differenti lunghezze d'onda.

Ovviamente l'operazione non è così semplice come si potrebbe pensare. Quasi sempre è necessario sottoporsi a più di una seduta (sicuramente almeno 2 sedute sono sempre necessarie), per poter completamente rimuovere il disegno.

E' chiaro che le dimensioni del tatuaggio sono direttamente proporzionali alle sedute. Più è grande il tatuaggio, più sedute dovranno essere effettuate (e maggiore sarà quindi il costo finale).