Napster

La fine di Napster


Il successo di Napster permise a milioni di utenti in tutto il mondo di scambiare liberamente la musica e diventò un fenomeno di massa soprattutto tra i giovani. Ovviamente, come sempre c'era un risvolto della medaglia con cui fare i conti: il mercato discografico.

Il calo delle vendite registrato dal 2000 in poi nell'industria musicale fu attribuito in parte anche a Napster che fu accusato di violare le norme sul diritto di autore ( il famoso Copyright ).

Grazie a questo software inftti si permetteva di distribuire (illegalmente, secondo le leggi americane) un brano musicale coperto da diritto s'autore. La normativa Americana sul copyright concede infatti solo all'autore il diritto di riprodurre e distribuire il proprio lavoro. Napster di fatto veniva accusato di permettere la copia del materiale senza l'autorizzazione da parte dell'autore.

In realtà si sarebbe dovuto procedere contro tutti gli utenti che illegalmente avevano duplicato del materiale ma ovviamente trattandosi di milioni di persone fu più facile accusare Napster.

Agli inizi del 2000, le maggiori indistrie discografiche americane chiedono un risarcimento a Napster pari a 100.000 dollari per ogni brano musicale diffuso attraverso la rete .

Shawn Fanning si difende facendo appello alla costituzionee constatando che lo scambio di files tra 2 utenti è privo di scopo commerciale e quindi va considerato ad uso personale e privato, quindi non violando alcun diritto d'autore.

Tra sentenze ed appelli si arriva al 6 Marzo del 2001 in cui il verdetto finale viene reso pubblico. Le case discografiche si impegnano a segnalare i brani coperti da copyright che non devono più comparire sul Server Centrale.

Questa soluzione si rivela un fallimento visto che gli utenti continuano a scambiarsi i brani ma camuffando nei loro files sia l'autore che il nome del brano. Canzoni come BAD di Michael Jackson diventano Bed di Micky Jack! In questo modo gli MP3 non vengono fermati dai filtri e lo scambio continua.

L'industria discografica ovviamente non ci sta e cita nuovamente Napster. La battaglia va avanti per qualche mese fino a che Napster non vien costretta a pagare oltre 36 milioni di dollari per i diritti d'autore (passati e futuri).