Il Condensatore

La storia del condensatore: La Bottiglia di Lejda

La cosa più sorprendente del condensatore è che il suo primo prototipo, che portò poi ad un enorme sviluppo e progresso non solo tecnologico, ma anche e soprattutto tecnico-scientifico, risale al 1745 per merito del professor Pieter Van Musshenbroek, docente dell'Università di Lejda in Olanda. Egli attraverso una serie di esperimenti si accorse che era possibile progettare un sistema in grado di "trattenere" o "immagazzinare" cariche elettriche di segno opposto, o meglio di trovare il modo di conservare, per un intervallo di tempo definito, una corrente elettica al suo interno. All'epoca questo concetto risultò molto più che rivoluzionario. Al progetto partecipò attivamente anche il fisico statunitense Benjamin Franklin

Tale dispositivo consisteva in una bottiglia di grosse dimensioni, battezzata Bottiglia di Lejda di cui vi presentiamo un'immagine indicativa:


La bottiglia era rivestita sia internamente sia esternamente di una lamina di materiale conduttore e una volta rivestita, la bottiglia veniva riempita di acqua, e chiusa attraverso un tappo di sughero, precedentemente perforato. Attraverso il foro del tappo vi passava un tubo non molto grande di metallo, alle cui estremità c'erano:

1. una sfera conduttrice (estremità esterna alla bottiglia)

2. una catena o un filo di rame (estremità interna alla bottiglia). La catena doveva necessariamente toccare il fondo della bottiglia, in particolare la lamina interna.

Ricordiamo, che le cariche dello stesso segno sono soggette a repulsione, mentre cariche di segno opposto si attraggono.

Ecco quello che succedeva: la sfera esterna veniva caricata attraverso il contatto con una barra di metallo caricata con cariche dello stesso segno, supponiamo negative, ovvero elettroni. In pochi istanti, per un processo di induzione sulla catena e quindi sulla lamina interna si andavano a posizionare le cariche positive "respinte" da quelle negative sulla sfera. 

La lamina interna, caricata positivamente, caricava in modo quasi istantaneo la lamina esterna di cariche negative, per attrazione! La presenza dell'acqua facilitava questo tipo di comportamento. Ma non è finita qui.

Le due lamine rimanevano caricate in modo quasi permanente. Non appena però la lamina esterna veniva a contatto con altro conduttore, le due lamine perdevano le loro cariche acquisite, ovvero si scaricavano, ritornando allo stato di equilibrio elettrostatico, in cui erano prima di caricare la sfera.  

Il risultato di questo esperimento mostrò ai due fisici che esisteva un modo per conservare la carica un corpo precedentemente caricato per un periodo definito di tempo. E questo fu un risultato meraviglioso!